È comprensibile che nel corso di una storia d’amore si possa incorrere in alcune difficoltà, specie se immaginiamo la serie di continui cambiamenti che si presentano durante la vita.
In queste circostanze sarebbe utile riuscire a mettere da parte la sofferenza e l’inquietudine che ne derivano per poter individuare l’origine del problema, provare ad intervenire così per affrontarlo e, se e dove possibile, tentare la ricerca e/o lo sviluppo di strategie adeguate per superarlo.
A volte, riuscirci richiede solo un po’ di impegno da parte di entrambi i partner, altre appare necessario ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta. È possibile che questa eventualità scoraggi o imbarazzi, ma potrebbe rivelarsi una opportunità ideale per ridefinire il rapporto.
Talvolta la paura di perdere tutto fa fuggire, aspettare, rimandare. Nell’illusione che i problemi si possano risolvere con il tempo. In realtà quello che spesso si crea è un “equilibrio di malessere”, che genera l’effetto contrario: si perde l’interesse, ci si allontana pian piano, ci si abitua ad un modo insoddisfacente di (non) stare insieme. Trascinando, senza volerlo, il peso del malcontento. E quindi della storia.
Un occhio esterno ed imparziale può invece aiutare la coppia, ormai assuefatta, a capire i propri meccanismi profondi ed a porvi rimedio. Ciò è possibile sciogliendo i nodi che si sono stretti nel tempo; chiarendo le incomprensioni o i blocchi emotivi; identificando eventuali sintomi o disagi personali che incidono negativamente sulla coppia; andando a sintetizzare possibili dinamiche relazionali disfunzionali.
Il tutto sempre facendo leva sulle proprie risorse, sulle potenzialità inespresse o dimenticate, recuperando la sintonia che sembra perduta.
Un problema largamente diffuso – specie, paradossalmente, nelle coppie di lunga durata – risiede in una comunicazione scarsa, nulla e/o inadeguata.
Lo scopo della terapia consiste allora nel rendere più chiaro possibile lo scambio che viene messo in atto, e modificarlo. Perché spesso genera interpretazioni sbagliate o fraintese, di solito anche taciute, costruendo così dei veri e propri muri di rabbia.
Complice di tutto, molte volte, sono le aspettative (non sempre realistiche, peraltro) rispetto all’Altro e al rapporto. Aspettative destinate a fallire, quando non corrisposte.
Appena si entra in questa spirale, anche lo scambio affettivo ed emotivo si perdono. E allora, laddove l’Altro era considerato la fonte delle proprie emozioni più belle, diventa poi la causa principale di tutte le frustrazioni. A quel punto, il pericolo è l’inizio di un cumulo di insoddisfazione, delusione ed irrequietezza, che a sua volta può generare un vortice di accuse reciproche, acuendo quindi il malessere personale e della coppia. Viene da sé che ci si ritrova incastrati in meno di niente all’interno di un circolo vizioso che separa, stanca e disamora.
Anche quando il motivo della crisi appare più manifesto (qui la lista potrebbe essere piuttosto lunga: convivenza e/o matrimonio; pensionamento; infertilità, nascita, distacco o educazione dei figli, tradimento; lutto; malattia; disturbi sessuali; difficoltà lavorative o perdita del lavoro; relazione con la famiglia d’origine, etc.), l’obiettivo finale resta sempre quello di cercare di circoscrivere la situazione, cosa sia successo o cambiato a livello personale e di coppia.
Dopo aver compreso in che tipo di spirale ci si sia intrappolati, si può cercare di ristrutturare un clima positivo, di fiducia ed autonomia, dove lo scambio di idee e soprattutto di emozioni non solo sia possibile, ma sia necessario, fruttuoso e costruttivo. E dove abbattere le barriere isolanti che si sono create e dietro cui entrambi si sono nascosti, l’uno dalla parte opposta all’altro.
Inoltre, imparare ad ascoltare i reali desideri del partner (oltre che quelli personali), anziché darli per scontati o uguagliarli ai propri, può aiutare a soddisfare se stessi e l’Altro.
Tutto ciò è realizzabile, ovviamente, solo se entrambi siano motivati ad intraprendere un tale percorso, che implica la necessità di mettersi in discussione come individui, prima ancora che come coppia, al fine di ritrovare un appagamento ed una gratificazione sia personale che relazionale.
Talvolta accade invece che solo uno dei due membri della coppia sia disposto a farlo. In quei casi può risultare comunque utile una psicoterapia individuale, per comprendere come far fronte a quella crisi, capire il proprio ruolo all’interno della relazione, ed avere un supporto per fronteggiare la situazione, specie quando la problematica di coppia si associa ad una difficoltà del singolo. A quel punto, superare limiti e complessi personali giova di certo nell’affrontare quelli dell’universo relazionale, primo fra tutti quello di coppia.
Perciò, se si ritiene che un rapporto sia davvero giunto al termine, e questo genera sofferenza, credo opportuno valutare la possibilità di definirlo. Ma se alla base è ancora presente un sentimento profondo, si ha la volontà di stare insieme e/o si valuta che un problema si possa circoscrivere e sormontare, allora vale sicuramente la pena tentare di recuperarlo.
dott.ssa Michela Vespa, Psicologa Psicoterapeuta
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